Una porzione di ogni vita umana
trascorre nella ricerca delle ragioni dell’esistenza, dei punti di partenza,
delle origini, del senso del tutto.
Ogni domanda sulla vita e sulla morte,
il perché della vecchiaia, della malattia, del dolore, rimane senza risposta.
La ricerca di senso è prettamente umana
ed è propria alla consapevolezza che è solo qualità umana.
Il non senso di sé è dolore poiché è
assenza, e l’assenza è immanente al vivente.
L’uomo è costretto al dolore che gli è
connaturato.
Egli è organizzato e si organizza per
colmare l’assenza primaria che è legata all’alimentazione ed è perlopiù
riflesso condizionata, per poi dover secondariamente colmare l’assenza
psicologico-esistenziale che è legata alla consapevolezza e all’astrazione.
L’assenza tangibile e intangibile
costituisce il propulsore della vita, entrambe sono “colmate” con le più
svariate bizzarrie consumistiche oggettuali e rappresentative.
Ciò è il disperato tentativo di
dissolvere il nulla, tale continua e ostinata opera costituisce il senso nel
non senso… il significato vita è, per ogni vivente, coincidente con
l’eliminazione dell’assenza, la differenza, tra l’uomo e il resto dei viventi,
sta nella complessità specifica e relativa alla tipologia dell’assenza.
L’uomo trascorre l’esistenza nella
ricerca di cancellare il nulla, ma la paura del nulla è propria all’esistenza
poiché è nozione d’assenza che, una volta colmata, è di nuovo assenza!
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