Pare... che siano pronti a morire... forse presi dall'evidenza del nulla, i più, possono preferire la "morte" alla presa di coscienza della verità. Il dolore che può insorgere dalla coscentizzazione del nulla può apparire così inaccettabile da "scegliere" paradossalmente di "autoannientarsi".
Una simil fatta realtà può essere concepita, dal ristretto sistema mentale dei più, solo atrocemente nullificante e angosciosamente insopportabile.
La pochezza della mente non consente di far vedere oltre che se stessi.
La natura tacita dell'uomo di essere una bio-macchina che consuma per sopravvivere, non può indurre altro che a concepire "l'umiltà massima" solo in termini di un avere che svanisce e, quindi, l'assenza emergente diventa lo spauracchio più temibile e terrorizzante: "morire" per non "morire".
Per gli umani il nulla non è facilmente concepibile, la dimensione esistenziale ad essi propria, ha espressione in termini di assenza non-assenza, e, in tal siffattà realtà, nei più il verbo "consumare" è supremo, essi vivono consumando il mondo, gli altri e se stessi.
Il sistema mentale, come è naturale, teme l'invalidazione delle perturbazioni mondo, e cosa c'è di più perturbante per una struttura egoica tutta organizzata, per preservarsi, a difendersi e ad attaccare, se non la verità di essere niente (non avere niente, non possedere nemmeno se stessi).
Gli algorittimi biologici della sopravvivenza, devono essere trascesi, altrimenti non consentono di guardare oltre la propria contingenza.
Trascendere la propria natura biologica primitiva, è godere della conoscenza quale astrazione pura, è percepire d'essere in nome dell'amore dell'altro, che ama perchè percepisce se stesso, quale fruitore ed emettitore d'amore, nel dominio rappresentazionale dello spazio semantico di validazione reciproca tra umani, dove la competizione, la rivalità, la paura dell'altro è avaporata, si è dissipata come gocce d'acqua al sole.
E' tale luce di libertà che dona amore all'uomo-avere che, trascendendo se stesso, non vive più sul dolore dell'assenza delle cose in sé, ma un uomo-essere che vive del pensiero universale che lo rappresenta... non più Io ma Noi!
Mazzani Maurizio
venerdì 29 aprile 2011
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