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martedì 1 gennaio 2013

L'accettazione di sé

Trovo gran parte degli uomini delusi, irati, verso se stessi, così angosciati da sentirsi risucchiati in un vortice d'assenza.

La percezione di non essere perfetti, rifiutata ad oltranza, li impegna ad una guerra contro ciò che di se stessi è giudicato, ai propri occhi, manchevole, scarso, difettoso inadeguato, ecc.

Il bersaglio, il nemico non è altro che se stesso... che sia un qualcosa di fisico, di emotivo o rappresentativo è uguale, c'è sempre qualcosa di noi che non ci va bene, e che viene a tutti i costi negato, o, se riconosciuto, respinto e rifiutato.

E' una lotta continua la cui ragion d'essere è proprio nell'atteggiamento rifiutante e perfezionistico, rivolto paradossalmente verso se stessi.

Un atteggiamento nettamente disfunzionale questo, poiché anche se ritenuto, dalla persona che lo emette, tendenzialmente risolutorio (scacciare, contrastare, rifiutare uguale eliminare ciò che non piace, cioè equazioni di significato disfunzionali), è di fatto, distruttivo, visto che il risultato che si ottiene non è la scomparsa delle negatività come erroneamente auspicato, ma la loro amplificazione quale conseguenza dell'esagerata attenzione che viene posta su di esse.

L'atteggiamento rifiutante, critico e autosvalutativo è, dunque, un qualcosa di paradossalmente fallimentare che, in pratica, non solo non risolve il problema, ma ne amplifica gli aspetti.

E' irragionevole impegnare così tante energie per illusoriamente, perché d'illusione si tratta, respingere ciò che non ci piace, in quanto considerato non confermante la personale idealità.

Non è plausibile ritenere di poter eliminare aspetti di noi pensati non gradevoli e insufficienti, con il solo atteggiamento mentale del rifiuto, dove il rimuginio angoscioso e la ruminazione ansiosa rifiutante, basate sulla credenza erronea che il solo pensarci possa cambiare le cose, diventino l’aspetto preminente e invadente del funzionamento mentale della persona.

Siamo un tutt'uno formato da tanti "pezzettini" rappresentativi di aspetti personali negativi o positivi che siano, caratteristiche costitutive la propria realtà mentale, e ogni pezzettino, per funzionare bene, deve essere integrato con gli altri.

La costituzione unitaria della propria personalità che è comprensiva di tutto ciò che ci riguarda è l'effetto della coesistenza di differenziazione (i pezzettini rappresentativi) e della loro integrazione, cioè della unitarietà di un sé coerente e costante nel tempo.

Alla luce di tutto ciò, pertanto, appare evidente che tale atteggiamento rifiutante, non è altro che una modalità di funzionare disfunzionale, in quanto ci impedisce di godere appieno delle nostre potenzialità alla luce d'un sé unitario.

L'opposto del rifiuto è l'accettazione quale atteggiamento costruttivo verso se stessi.

Il punto centrale è proprio l'accettazione, la compassione e la tolleranza verso di sé per porre fine a quel senso d'insoddisfazione-frustrazione (ansia e angoscia) d'un ego continuamente in lotta con se stesso!

Maurizio Mazzani

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