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martedì 1 gennaio 2013

La forza del "nulla"


Il Narciso, l'Egoicità, modalità di funzionamento del sistema mente... coerenza di estrazione genetica finalizzata a mantenere l'dealità di sé al massimo grado, nonché funzioni sottese agli algoritmi biologici propri alla conservazione di se stessi e alla massimizzazione della capacità riproduttiva.

Mutare adattivamente, quale conseguenza delle perturbazioni ambientali, cioè variare la propria struttura (circonferenziale) al fine di mantenere costante la propria organizzazione (il nucleo), rappresenta l'aspetto più eclatante, dove il progetto natura esprime la volontà di determinarsi nell'ottica del dominio della vita per la vita.


Un giocoforza, questo, dove i processi, autoreferenziali, dettano ciò che l'uomo è nel suo divenire... un organismo che, in quanto vivente, è un tutto organizzato ad automantenersi e riprodursi. Siamo all'aspetto "egoico" organico e metaorganico che, espresso eclatantemente nel processo autopoietico con il quale un sistema (l'uomo visto nella sua totalità) si ridefinisce continuamente e si sostiene e riproduce autonomamente, plasma, dunque, ineluttabilmente il processo vita.


Elevarsi dal proprio narciso, trascendere la propria egoicità è contrastare i vincoli taciti alla propria biologia.


Il giusto e strutturante amore di sé, è una sana e pura accettazione della propria natura, di ciò che si è e dei propri limiti all'essere uomo, nonché umiltà psicologica e sereno dialogo con se stessi. 


L'accettazione di sé, alla luce d'un senso personale basato sulla comprensione d'essere "nulla" in mezzo ad altri "nulla", visto come una sorta di massima umiltà psicologica, è, anche se di primo achitto può apparire incongruo e paradossale, una ascesa verso la libertà d'essere in nome di ciò che si è e non di ciò che si ha.


Lavorare per elevarsi sopra la propria natura di animali organizzati solo ad automantenersi e riprodursi, conduce ad un maggiore distacco dai vincoli predeterminati, che impongono, immancabilmente, una vita, basata sulla rivalità, competizione ecc. e, a vasto raggio, sempre con la paura di perdere qualcosa di concreto (un qualche avere) o ancora più spesso, di rappresentativo (la nostra immagine personale).


Più si "cresce" rappresentandosi egoicamente come superiore e detentore di qualcosa di speciale, più ci si imprigiona in una realtà inevitabilmente fondata sulla guerra e sulla difesa, nell'intento di preservare, quindi, ciò che si teme di poter perdere.


E' il bisogno di darsi a tutti i costi un senso che spesso ci conduce, speculativamente ad abusare dell'altro competitore, nella ricerca di differenziarsi per affermare la propria diversità/superiorità (cultura, religione, ecc.). Ecco, quindi, l'aggressività primeggiare caratterizzando prioritariamente i rapporti umani, che sono perlopiù finalizzati all'implicito soddisfacimento del personale bisogno d'affermazione che è ottenuto mediante dell'annichilimento dell'altro.


Proporre un'ottica d'accettazione di essere nient'altro che "nulla" è, dunque, proprorre la libertà dal bisogno di primeggiare, di differenziarsi patologicamente, di emergere sull'altro, di vivere nell'aggressività, nella competizione e nella paura dell'altro competitore.


Il fine è guadagnare l'elevazione psicologica, godendo dell'astrazione pura, che doni l'accettazione incondizionata di se stesso e dell'altro visto identico a sé!


Mazzani Maurizio

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