Introduzione:
L’assenza è dolore sia a livello organico sia psichico.
Il percorso evolutivo, che ha condotto all’astrazione di
processi concreti, ha prodotto, attraverso il simbolismo linguistico, la
consapevolezza che è rappresentazione, coerenza e senso di sé.
Tale organizzazione di significato personale può, talvolta,
per via di ripetute perturbazioni ambientali troppo complesse, in relazione
alla capacità cognitiva di fargli fronte, venire meno, e indurre, così, la
diminuzione di senso di sé e pertanto dolore.
Quando la percezione di sé cala in misura non tollerabile,
quale conseguenza di ripetute confutazioni di coerenza di significato
personale, inevitabilmente si vive un eccesso d’assenza, ed è proprio tale
conseguente perdita di senso di sé, a far emergere il senso del nulla nonché il
dolore che lo contraddistingue .
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Se ci trovassimo in circostanze ambientali carenti,
che per differenti ragioni non esista la possibilità di soddisfare naturale
bisogno di cibo, inevitabilmente verrebbe meno la propria coerenza organica, il
nostro corpo vivrebbe inevitabilmente l’assenza: la mancanza di sostanze
bio-chimiche essenziali alla vita.
Di risposta il nostro comportamento
disperatamente si mobilizzerebbe al fine di ripristinare i valori di coerenza
organica, altrimenti sarebbe sofferenza.
In ambito psicologico, il disquilibrio tra
il di dentro e il dentro rappresentativo del fuori, minando l’efficienza
psicofisica utile al mantenimento della prioritaria coerenza organica prima e
del proprio senso nel mondo poi, lo stesso è sofferenza.
Metaforicamente immaginate di avere avanti
ai vostri occhi la figura del vostro corpo, il di dentro, la propria coerenza
psicologica, i valori di senso personale, e che davanti ci sia uno specchio, il
dentro rappresentativo del fuori cioè la realtà che percepiamo dall’esperienza
confermante o disconfermante la coerenza, la personale percezione di senso.
La differenza tra questi due aspetti della
stessa realtà è dolore, noi soffriamo in proporzione all’entità percepita di
differenza che registriamo osservandoci allo specchio.
Se l’esperienza ripetutamente confuta il
proprio essere nel mondo, se nell’immagine riflessa rileviamo mancanza di
tessere concettuali di senso personale, l’assenza di queste è dolore, viviamo
il lutto.
Più il rappresentativo del fuori si
discosta dalla coerenza d’immagine di sé più c’è sofferenza, e più è evidente
il senso radicato sull’avere.
La nostra condotta, difatti, è sempre volta
a mantenere l’equilibrio come per l’organico.
Le abilità processuali della mente, le
strategie di problem-solving, il comportamento e in extremis anche la malattia
mentale, hanno proprio il fine di ripristinare le tessere perdute, cioè la
coerenza di sé.
Quando il senso personale si affievolisce,
quando le tessere concettuali mancanti diventano eccessive, la loro assenza si
traduce nel sentimento di vuoto interiore, noi, di fatto, ci siamo di meno, il
nostro essere nel mondo è percepito in misura inferiore, la nostra capacità di
cogliere senso si è inevitabilmente ridotta, la depressione che ne risulta
è conseguente all’assenza, e il vuoto interiore che la caratterizza è proprio
dovuto alla mancanza elevata di tessere concettuali, di significati personali.
Quando la realtà è talmente avversa da
confutare ripetutamente dati di senso personale, risulta che il grande puzzle
dell’immagine di sé è così fortemente amputato, che qualsiasi azione
finalizzata a reintegrarlo è spesso vana, la capacità d’agire nel mondo è
evaporata assieme alle tessere... c’è disorientamento.
L’inefficacia a ristabilire la coerenza
originaria è così forte, da indurre talora a ricorrere alla patologia
psichiatrica pur di reintegrare illusoriamente la propria immagine, talvolta in
casi estremi, proprio inventando di bell’appunto una preconfezionata realtà…
siamo al delirio il cui contenuto è inventato ad oc’ per ripristinare
attraverso esso la coerenza perduta, il senso perduto.
L’ansia e l’angoscia, di fronte al
possibile nulla, apparentemente svaniscono lasciando un distacco, più o meno
marcato, dalla realtà.
La reciprocità con il mondo è fittizia e
artificiosa.
La coerenza è senso di sé percepito, la
scarsa integrazione e differenzazione delle idee che la compongono
comportano una maggiore vulnerabilità alla patologia psichica dalla più
semplice alla più complessa, la sua completa dissoluzione è il nulla!
Mazzani Maurizio
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