Pagine

Cerca nel blog

sabato 1 gennaio 2011

La natura evolutiva della mente



La natura, a parte le patologie genetiche, fornisce, diciamo così, tutto l’occorrente per consentire all’essere umano di crescere, far fronte alle perturbazioni dell’ambiente e divenire, ma “il paradosso evoluzionistico” avendo condotto l’uomo alla creazione di habitat sociali troppo complessi e quindi ben distanti da quelli originari, spesso pone questi di fronte a difficoltà adattive, in relazione alla propria immediatezza emotiva, che è più o meno quella originaria, troppo difficili da fronteggiare. 

L’aspetto processuale evolutivo della mente, quale caratteristica utile a consentire l’adattamento, spesso diviene, là dove non sia esistita reciprocità d’attaccamento funzionale e ben rispondente alla propria genetica, paradossalmente disadattivo… un sistema emotivo che s’iperattiva finendo spesso al collasso, una struttura autoreferenziale che s’ipertrofizza a tal punto da auto-ingannarsi tanto da perdere in parte o del tutto il contatto con la realtà.

L’individuo, dunque, passando troppo velocemente da una realtà elementare a una complessa, non ha avuto il tempo di adeguare, evoluzionisticamente parlando, il proprio cervello emotivo, che rimanendo fondamentalmente quello che era, si comporta, di fronte alla complessità sociale, spesso in modo disattivo, dando luogo a semplici disfunzionalità psicologiche fino ad arrivare alla patologia psichiatrica quale risposta adattiva diciamo “autoterapica”, ma solo apparentemente risolutoria, per far fronte sia a difficoltà troppo elevate di relazione con l’ambiente, sia al fine di ripristinare, anche sé ingannevolmente, l’eventuale perdita di coerenza di sé.

Questa realtà processuale adattiva, che deve portare a un sano ed equilibrato adattamento, spesso fallisce non riuscendo a far fronte ai mutamenti ambientali troppo veloci, creando così, essa stessa, i presupposti all’assenza cronica che è dolore e malattia!

Mazzani Maurizio

Nessun commento:

Posta un commento