Nell’infanzia la relazione è così egocentrica da far ruotare il mondo intorno a sé.
Le forze egoiche dominano il tempo, è spinta alla sopravvivenza… il nulla non la riguarda.
In tale periodo la ricerca di senso di sé è precipuamente “riflesso-condizionata” e basilarmente corporea.
Il tutto è scoperta, concretezza d’essere e supremo avere!
Nella giovinezza la conquista è il sé rappresentativo, è ciò cui si aspira, è la meta da raggiungere.
In tale periodo non c’è libertà e sicurezza, il giovane si sta orientando nel mondo, le linee si stanno disegnando, i colori stanno apparendo, il tutto è flebile e cerca di marcarsi.
Il tempo e lo spazio non sono ben definiti, la riflessione intellettuale comincia a costituirsi.
La gioventù ha la caratteristica della massima apparenza, i confini sono indistinti, si allargano dall’età infantile fino all’età adulta.
Il giovane, di fatto, si perde nel nulla dell’indefinitezza.
E’ il momento della massima spinta verso di sé, il giovane ha voglia d’essere e immancabilmente finisce nell’avere!
L’età adulta è il periodo più evidente dove la lotta contro il nulla segna il passo, la quotidianità è illusione d’essere che sfugge via, un essere che è irraggiungibile com’è irraggiungibile la propria ombra.
Il tutto è doppiezza, finzione, falsità, ipocrisia utile alla sopravvivenza!
La vecchiaia è la fine della favola.
E’ il momento più intenso dove c’è così contatto con il non senso da sentirsi dondolare tra libertà e paura.
Il tanto auspicato senso di sé, mediato dall’avere, si affievolisce e il niente appare nitido avanti agli occhi lasciando inevitabilmente posto al nulla!
Da: "I burattini di Dio - La paura del nulla" - Mazzani Maurizio - ed: Gruppo Albatros Il Filo, Roma 2010
giovedì 20 maggio 2010
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